Il balletto classico di corte dalla seconda metà del 1500
Il balletto di corte, radice essenziale della danza classica, rappresenta nel 1550 una forma d’arte inerente in particolare alla nobiltà ed alle classi sociali più alte.
Costituiva una forma d’arte che raccoglieva in sé stessa altre forme come: poesia, danza, musica e scenografia.
Il balletto fu reso inoltre più profondo dal suo stretto legame artistico con la letteratura.
I soggetti degli spettacoli di Corte erano di fatto quasi tutti provenienti da basi letterarie, fonti quindi di soggetti e personaggi già conosciuti e provenienti quasi tutti dagli scritti narrativi, poetici o storici di maggior successo e spessore.
Molto spesso tra l’altro, nelle stesse opere, venivano riprese citazioni, frasi celebri e situazioni che caratterizzavano al massimo l’opera letteraria alla quale l’opera di balletto si ispirava.
Era uso e costume comune per le opere di balletto classico di Corte, al momento dello svolgimento dell’opera, distribuire al pubblico partecipante libretti e opuscoli stampati, che includevano questi versi famosi, correlati da una sintesi dello spettacolo e dalla relativa spiegazione tecnica del senso alla quale l’opera voleva rivolgersi.
Spesso le rappresentazioni nascondevano inoltre significati simbolici, i quali senza un’adeguata spiegazione potevano passare inosservati durante la rappresentazione.
Le allegorie ed i significati simbolici nascosti erano perciò elementi davvero funzionali all’interno del balletto, stessa cosa che veniva riflessa anche nelle diverse discipline artistiche dell’epoca.
Senza equivoci, già la stessa arte della danza classica del balletto di Corte, fungeva da rappresentazione di tantissime arti differenti e sovrapposte, sapientemente miscelate tra di loro nelle corrette dosi, tanto da trasmutare oniricamente nell’armonizzazione universale, manifestata sulla Terra dai vari Regni (era infatti un metodo per manifestare il prestigio e la grandezza di un Regno).
Ma esso era inoltre un metodo di simbologia terrestre, tangibile e pragmatico, perché poteva rappresentare anche simboli molto più concreti: personaggi reali, la pura coreografia scenografica, costumi ispirati al realismo e così via…
Durante il lungo e rivoluzionario periodo artistico che intercorse tra il XVI e XVII secolo, la danza del balletto classico di Corte veniva considerata in maniera molto più ampia di un semplice metodo di intrattenimento popolare, come altre discipline artistiche molto più importanti, veniva spesso utilizzata per contraddistinguere una reazione effettiva su coloro che erano soliti seguirla e su chi vi partecipava effettivamente.
La danza di un tempo come anche quella attuale, era uno strumento di unione, un metodo di socializzazione per la popolazione, soprattutto per l’individuo che si univa ad essa sotto l’approccio del danzatore.
Era solito entrare in armonia dei gruppi di balletto di Corte, soprattutto quando si parlava dal punto di vista della struttura educativa delle persone altolocate, i gentiluomini apparivano ancor più inseriti nel proprio rango sociale, se di tanto in tanto prendevano parte ad un’opera di balletto classico, danzando loro stessi.
Questo era sicuramente sintomo di nobiltà e di prestigio per questi individui.
Nella maggior parte dei casi, il più dei finali delle varie opere era costituito da un gran balletto, il quale serviva a proiettare il ritorno dell’allegria e dell’armonia all’interno dell’opera di danza, come finale tranquillo, ed infine, dopo tutto, un ballo al quale tutti (pubblico ed interpreti della rappresentazione) prendevano parte, per condividere all’unisono il senso di ciò che era stato appena vissuto.